sabato 5 ottobre 2024

Lectio Magistralis: La Retroattività delle Sentenze e la Capacità Contributiva: Confutazione ed Applicazione del Sistema alla Luce della Sentenza n. 60/2024 della Corte di Cassazione

**Lectio Magistralis: La Retroattività delle Sentenze e la Capacità Contributiva: Confutazione ed Applicazione del Sistema alla Luce della Sentenza n. 60/2024 della Corte di Cassazione**

**Premessa**

Il principio della capacità contributiva rappresenta uno dei pilastri fondamentali del sistema fiscale italiano, sancito dall'art. 53 della Costituzione, secondo il quale "tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva". Tuttavia, situazioni eccezionali, come l'impossibilità sopravvenuta all'utilizzo di un bene immobile da parte del custode giudiziario, possono mettere in crisi questo principio. La recente sentenza n. 60/2024 della Corte di Cassazione ha sancito l'irragionevolezza del principio di imponibilità dell'IMU in tali fattispecie, aprendo la questione sull'applicabilità retroattiva di questa sentenza e sul rispetto della capacità contributiva del cittadino.

**Il Principio di Irretroattività delle Leggi: Fondamento e Funzione**

Il principio di irretroattività delle leggi, sancito dall'art. 11 delle Preleggi al Codice Civile italiano, stabilisce che le disposizioni normative "non dispongono che per l'avvenire". Questo principio ha la funzione di garantire la certezza del diritto e di proteggere i cittadini da possibili applicazioni retroattive di norme che potrebbero alterare rapporti giuridici già consolidati. In altre parole, il legislatore italiano ha voluto evitare che l'adozione di nuove leggi o sentenze possa modificare situazioni giuridiche definite in passato, a meno che non vi sia una specifica deroga stabilita dalla legge stessa.

Tuttavia, la rigidità di questo principio può creare delle situazioni di ingiustizia. Un esempio tipico è dato dalle sentenze della Corte Costituzionale, come la n. 60/2024, che correggono errori o ingiustizie nelle norme esistenti. Se queste decisioni non fossero applicabili retroattivamente, molti cittadini potrebbero continuare a subire una penalizzazione economica ingiustificata, nonostante la dichiarata incostituzionalità di una norma.

**La Sentenza n. 60/2024: Il Caso della Capacità Contributiva e dell'IMU**

La sentenza n. 60/2024 della Corte di Cassazione ha affrontato una questione particolarmente delicata, riguardante l'imposizione dell'IMU su un immobile in una situazione di impossibilità sopravvenuta all'uso da parte del custode giudiziario, documentale e materiale, nonché intestatario dell'immobile stesso. La Corte ha ritenuto irragionevole continuare ad imporre l'IMU su un immobile che, per motivi indipendenti dalla volontà del contribuente, non può essere utilizzato né essere fonte di reddito.

Questo giudizio si basa sul riconoscimento di una violazione del principio di capacità contributiva, poiché il contribuente si trova a dover pagare una tassa su un bene che non può generare alcun valore o utilità economica. La sentenza introduce dunque una nuova interpretazione del principio di imponibilità, collegandolo strettamente alla possibilità effettiva di usufruire del bene.

**La Necessità di una Retroattività Limitata e Ragionevole**

Alla luce della sentenza, sorge spontanea la questione: può questa decisione essere applicata retroattivamente? L'irretroattività delle sentenze e delle leggi ha come scopo principale quello di preservare la certezza del diritto e l'ordinamento giuridico, ma in casi come questo, in cui la giustizia fiscale è evidentemente compromessa, l'irretroattività rischia di violare gravemente la capacità contributiva del cittadino.

Sostenere la non retroattività della sentenza n. 60/2024 significherebbe mantenere in essere una tassazione ingiustificata per i periodi precedenti alla pronuncia, causando un pregiudizio economico importante a quei contribuenti che, a causa di una impossibilità sopravvenuta, si sono trovati costretti a pagare imposte su un bene immobiliare di cui non hanno potuto disporre.

In questo contesto, l'applicazione retroattiva della sentenza sarebbe non solo legittima, ma necessaria per ristabilire un equilibrio tra l'imposizione fiscale e la reale capacità contributiva del cittadino. Si tratterebbe di una retroattività limitata, che non violerebbe il principio di certezza del diritto, poiché si applica in una situazione in cui la norma tributaria si è dimostrata irragionevole e sproporzionata rispetto alle circostanze di fatto.

**Confutazione del Principio di Irretroattività in Casi di Ingiustizia Fiscale**

La rigidità del principio di irretroattività potrebbe essere confutata in casi come questo, dove si verificano delle ingiustizie palesi. Il principio di capacità contributiva non può essere disatteso semplicemente perché una legge o una sentenza non ammette la retroattività. Al contrario, il sistema giuridico deve permettere una certa flessibilità per garantire l'equità e la giustizia nei confronti del contribuente.

In tal senso, è possibile richiamare l'art. 136 della Costituzione italiana, che afferma che le norme dichiarate incostituzionali cessano di avere efficacia dal giorno successivo alla pubblicazione della sentenza, ma questo non impedisce, in determinate circostanze, che i rapporti non esauriti possano essere riaperti. In questo caso, la dichiarazione di incostituzionalità della norma sull'IMU, in relazione alle circostanze specifiche del custode giudiziario, potrebbe giustificare un’applicazione retroattiva della sentenza per tutelare la capacità contributiva dei soggetti interessati.

**Conclusioni**

La sentenza n. 60/2024 della Corte di Cassazione rappresenta un passo avanti verso una maggiore equità nel sistema tributario italiano, riconoscendo l'impossibilità sopravvenuta all'uso dell'immobile come causa di esenzione dall'IMU. Tuttavia, per rendere questa decisione veramente efficace e giusta, è necessario permettere una sua applicazione retroattiva, almeno nei casi in cui la tassazione passata ha gravemente violato il principio di capacità contributiva.

Una retroattività limitata e ragionevole non andrebbe a minare la certezza del diritto, ma piuttosto a garantire un'applicazione più giusta del sistema tributario, correggendo situazioni di ingiustizia fiscale già avvenute e assicurando che il principio costituzionale della capacità contributiva sia rispettato in ogni fase del rapporto fiscale.

giovedì 3 ottobre 2024

ll principio di non retroattività della legge: una farsa che provoca continuo sanguinamento sociale

Dinanzi a leggi aventi efficacia retroattiva la Corte costituzionale è chiamata ad esercitare uno scrutinio particolarmente rigoroso: ciò in ragione della centralità che assume il principio di non retroattività della legge, inteso quale fondamentale valore di civiltà giuridica, non solo nella materia penale, ma anche in altri settori dell’ordinamento. (Precedenti: S. 145/2022 - mass. 44840; S. 174/2019 - mass. 42433; S. 73/2017 - mass. 39503; S. 260/2015 - mass. 38662; S. 170/2013 - mass. 42263).
 

Il Parere

La retroattività delle sentenze rappresenta una delle più efficaci e necessarie leve per correggere le ingiustizie profonde e radicate nel tempo. Viviamo in un sistema in cui le iniquità si accumulano, spesso invisibili e incolmabili, affossando la giustizia dietro le barriere del formalismo giuridico. Limitare l'efficacia delle sentenze al momento del loro pronunciamento equivale a congelare il passato, a cristallizzare gli errori, perpetuando ingiustizie che non hanno mai trovato rimedio. Solo una giustizia retroattiva ha il potere di spezzare queste catene.

Immaginiamo per un momento il danno che subiscono coloro che, per anni o decenni, sono stati vittime di leggi ingiuste o di interpretazioni scorrette. Per loro, la non retroattività è come una porta chiusa sul diritto di ottenere giustizia piena. La sentenza non deve solo sanare l'oggi, ma deve riversare il suo potere curativo anche sul passato, laddove il diritto è stato violato. Ogni altra concezione non fa che legittimare un perpetuo status quo di ingiustizia, un compromesso insostenibile con la storia.

Se la legge o una sentenza nuova non potessero intervenire retroattivamente, si creerebbe una giustizia monca, incapace di raggiungere chi, nel passato, è stato schiacciato da sistemi ingiusti. La proporzionalità dell'azione fiscale, l'equità di trattamento o la parità tra le parti in giudizio possono essere concetti teorici, ma la loro applicazione senza retroattività impedirebbe a migliaia di persone di vedere riconosciuti i loro diritti. La giustizia, in questo senso, non può essere solo un'affermazione teorica del diritto al futuro, ma deve poter riscattare anche il passato.

Le iniquità fiscali, ad esempio, o le ingiustizie che colpiscono intere categorie di lavoratori o cittadini, non sono mai eventi isolati o contingenti. Sono frutto di disuguaglianze strutturali, di norme mal interpretate o di scelte miopi che hanno penalizzato persone e comunità per lungo tempo. In questi casi, una sentenza che guardi solo avanti è come un medico che cura una ferita senza sanare l'infezione che l'ha causata. Serve una retroattività per riportare equilibrio, per far sì che coloro che hanno subito torti in passato non siano condannati a vivere sotto il peso di quelle ingiustizie.

In una società evoluta e in uno Stato di diritto vero, la retroattività delle sentenze è un principio di giustizia riparativa. Non si tratta di sovvertire l'ordine giuridico, ma di riconoscere che il diritto evolve, e con esso anche la consapevolezza di ciò che è giusto e ingiusto. Limitare questo potere sarebbe come negare l'importanza del progresso stesso, perché il passato non è una prigione da cui non si può sfuggire: è un terreno di revisione e correzione.

Non dobbiamo temere la retroattività, ma accoglierla come strumento di giustizia superiore. Le leggi ingiuste, le norme che hanno penalizzato migliaia di cittadini, devono essere corrette a ritroso. La giustizia, per essere tale, deve intervenire quando è necessario, senza vincoli temporali. Una sentenza che non guarda indietro è una sentenza che scappa dalle sue responsabilità, che si nasconde dietro il paravento del tempo per non affrontare le ferite del passato. E quelle ferite, senza la retroattività, continueranno a sanguinare.

Don Erman